Secondo un’indagine del 2019 condotta dalla Fondazione OpenPolis “L’Italia è uno dei paesi europei con i livelli più bassi di occupazione femminile. Rispetto a una media Ue di 66,5 occupate ogni 100 donne tra 20 e 64 anni, il nostro paese si trova al penultimo posto con il 52,5%, appena sopra la Grecia (48%)”. Il settore dell’autotrasporto è certamente uno di quelli in cui è maggiore la disparità di genere. Le donne sono infatti una esigua minoranza, nonostante nell’ultimo decennio si percepisca una crescita, lenta ma costante. Non ci sono dati attendibili recenti, vi è una nutrita serie di articoli più o meno vaghi e anche datati che non ci restituiscono una fotografia precisa del comparto dell’Autotrasporto dal punto di vista della parità di genere. E anche questo è un segnale di quanta strada ci sia ancora da fare, anche a livello europeo. Proprio a livello europeo si segnala come in Francia, nel 2017, nel totale del comparto del trasporto pesante, le occupate fossero 131.800, 11.000 delle quali impegnate alla guida di mezzi. Meno confortanti le notizie che arrivano invece dalla Russia, dove addirittura le donne non possono ancora guidare i camion, restrizione che cadrà nel 2021, quando finalmente potranno condurre mezzi pesanti e per il trasporto di persone.

Qualche dato attendibile, però, si trova anche in Italia. Questi, riferiti all’Italia, sono contenuti nel decreto interministeriale del 25 novembre 2019 e sono forniti dall’Istituto Italiano di Statistica. Secondo l’Istat la categoria trasporto e immagazzinaggio occupa oltre un milione di addetti (qui sono incluse tutte le mansioni, non solo gli autisti) con gli uomini che dominano con il 70% degli occupati. 

Secondo un’indagine pubblicata dalla rivista Uomini e Trasporti (Gruppo Federtrasporti) sono circa 775.000 i veicoli trasporto merci registrati al Registro nazionale (ottobre 2019) a fronte di poco più di 90.000 aziende. Circa 328.000 sono gli addetti del settore Autotrasporto registrati all’Albo nazionale Autotrasportatori (al 2016). Riguardo alle donne al volante un dato degno di attendibilità, anche se non molto recente (2016), lo ha fornito la Camera di Commercio di Monza e Brianza e Lodi, per la quale  sono circa 3.000 le autiste di camion.

A frenare la crescita delle quote rosa al volante dei mezzi da trasporto merci hanno inciso diversi fattori. A cominciare dalla tradizionale chiusura degli ambienti maschili, con i suoi codici comportamentali e verbali. Se la forza muscolare da almeno 30 anni non è più un aspetto discriminante, grazie alle tecnologie che rendono la conduzione dei grandi mezzi più agevole rispetto a un tempo, il mestiere del camionista mantiene alcune peculiarità che non contribuiscono al raggiungimento di un’effettiva parità di genere: gli orari di servizio che si dilatano senza certezze, le lunghe tratte che prevedono soste notturne in ambiti non sempre raccomandabili, trasferte che possono rendere difficile l’esercizio genitoriale. 

In Italia, come già detto, mancano dati attendibili recente, i media preferiscono dedicarsi a raccontare le storie delle camioniste, soffermandosi non di rado sulle loro grazie e questo non contribuisce al progredire della questione delle pari opportunità.

Dunque il mondo dell’autotrasporto italiano è sempre saldamente in blu, anche se non mancano belle pennellate di rosa. Per incoraggiare e riconoscere il ruolo delle donne in questo appassionante settore il Gruppo Roberto Nuti dal 2009, nel giorno della Festa della Donna (in Italia è l’8 marzo) conferisce a una donna autista, o diversamente impiegata nel settore dell’autotrasporto, un simbolico riconoscimento: il Sabo Rosa, un ammortizzatore a edizione limitata appositamente dipinto del colore femminile per eccellenza.

Collegati all’edizione 2020 del SABO Rosa

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